Madre Matera, cucina e vita in Norvegia: la storia di Francesco De Palma
“Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere, è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaioli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da «palcoscenico» durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti.”
Queste sono alcune delle motivazioni per cui l’UNESCO, nel 2017, ha deciso di far diventare la pizza napoletana patrimonio dell’Umanità.
Abbiamo parlato di pizza, sperimentazioni e vita in Norvegia con Francesco De Palma, chef e pizzaiolo originario della Basilicata che, dopo anni in Toscana, si è trasferito ad Oslo.
Quest’anno Francesco ha partecipato al Campionato Mondiale della Pizza e ha presentato la sua creazione, “Madre Matera”, in onore della sua terra d’origine, Matera, eletta Capitale Europea della Cultura 2019. Madre Matera ha tutti i colori dell’Italia ed è un connubio tra prodotti tipici italiani e norvegesi, tra italianità e nordicità, in quanto è una pizza a base bianca, con mozzarella di bufala, parmigiano, pomodorini confit e che una volta uscita dal forno viene condita con il peperone crusco (prodotto lucano IGP), il bergamotto (l’ ”oro verde” della Calabria), petto di anatra, rabarbaro (usato soprattutto nel Nord Europa), semi di girasole tostati e basilico fresco.
Francesco ci tiene a sottolineare la diversità e la qualità dei prodotti italiani, il poter comporre un piatto eccellente con solo due o tre ingredienti. La grande soddisfazione che ha avuto è stata il poter portare quasi tutto il menu che aveva nel suo ristorante a Siena qui a Oslo.
Francesco viveva infatti con sua moglie e suo figlio nella campagna senese e aveva avviato un ristorante, che ha gestito per nove anni. Tra i clienti abituali del ristorante c’era una famiglia norvegese amante della Toscana e della cucina di Francesco, che consigliava spesso allo chef di trasferirsi in Norvegia, paese che avrebbe potuto offrire molte possibilità per la sua attività e la sua famiglia.
Ad un certo punto, complice la crisi economica, Francesco e la sua famiglia hanno deciso di trasferirsi ad Oslo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’affermazione di suo figlio, che, passando molto tempo nel ristorante, viveva una vita che non si era scelto. Questa è stata la sofferenza più grande che ha fatto capire a Francesco di dover fare qualcosa per dare a suo figlio una vita migliore. Come racconta Francesco, “non si può fare niente senza sofferenza: perché se tutto va bene e quest’ultima manca, la spinta al cambiamento non arriva”. Ecco perché, quando gli viene chiesto quali consigli darebbe a chi stesse pensando di trasferirsi in Norvegia, risponde “pazienza, coraggio e impegno”: è importante uscire dalla comfort zone, per scoprire di riuscire a fare cose che mai si sarebbe pensato di riuscire a fare.
Una volta arrivato ad Oslo, Francesco è stato aiutato dai suoi amici norvegesi, che lo hanno incanalato nella realtà di Oslo. La difficoltà più grande nel lasciare Siena è stata lasciare la sua famiglia, che non lo ha seguito subito, ma che, racconta, lo ha supportato molto all’inizio di questa nuova avventura. Quando poi Francesco ha trovato lavoro, sua moglie e suo figlio lo hanno raggiunto e hanno continuato questa nuova vita norvegese insieme.
Parlando delle differenze tra i settori turistico-gastronomici italiano e norvegese e tra lo stile di vita che Francesco svolgeva in Italia e quello che svolge qui, alcune lo hanno colpito in modo particolare.
Da una parte è importante per Francesco non stravolgere le ricette italiane ed “educare” i palati norvegesi alla nostra cucina, che è anche uno stile di vita. I norvegesi infatti stanno sempre più scoprendo le prelibatezze gastronomiche italiane ma spesso chiedono a Francesco di modificarle, come ad esempio togliendo il bordo alla pizza. Dall’altra Francesco ha dovuto cercare qualche stratagemma per insaporire i prodotti trovati in Norvegia, essendo molto più insipidi di quelli italiani, utilizzando accostamenti che mai avrebbe immaginato.
In Norvegia ha cambiato il suo stile di vita e della sua famiglia. Francesco infatti non ha la preoccupazione del “produrre il più possibile” propria del libero professionista. Inoltre, è rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che i datori di lavoro norvegesi, consapevoli del valore del capitale umano, hanno la buona abitudine di ringraziare sempre i propri lavoratori a fine giornata per il lavoro svolto.
Pensando al futuro Francesco si immagina qui, ad Oslo, ma vuole comunque tenersi aperta la possibilità di tornare un giorno in Italia, perché “l’Italia è sempre l’Italia”.
Foto: Jan Khür su Instagram: @jankhur