Filippo Berto, attualmente responsabile e coordinatore di un team di ricerca a Trondheim, ci racconta le gioie e le soddisfazioni di cui gode dopo un percorso molto lungo e piuttosto impegnativo.
Da 4 anni in Norvegia, è impegnato come team leader di un gruppo 30 persone provenienti da tutte le parti del mondo e che lavora presso la Facoltà di ingegneria dell´NTNU (Norwegian University of Science and Technology) di Trondheim. NTNU e’ uno dei politecnici universitari più importanti della Scandinavia in materia di tecnologia e scienze naturali. Ambizioso e capace al punto da vincere tutte le posizioni per le quali aveva fatto domanda (in Inghilterra, Belgio, Finlandia e Norvegia), alla fine sceglie quest’ultima d’intesa con la moglie Marta perché, ci dice, “era il giusto compromesso tra tranquillità personale e possibilità lavorative”.
Esperto di caratterizzazione meccanica di materiali e strutture, il suo percorso qui inizia con un incarico non indifferente: la costruzione di un nuovo laboratorio. Filippo, non solo è riuscito nell’impresa, ma lo ha pure trasformato in uno dei maggiori e più avanzati laborati d’Europa riguardanti i test su componenti strutturali. Il suo traguardo ha infatti attirato l’attenzione del CERN (Conseil européen pour la recherche nucléaire), che gli ha commissionato dei test eseguibili grazie agli impianti avanzati di cui dispongono, capaci di mettere alla prova determinati materiali esponendoli a temperature molto elevate e altrettanto alte velocità di deformazione. Inoltre, ci spiega, l’attività del laboratorio è fortemente trasversale: “ci occupiamo di materiali sia per strutture in ambito navale che civile, di grandi e di piccole dimensioni”. Tuttavia, Filippo ha sempre lo sguardo teso al futuro e, ora che il laboratorio è ultimato e attivo, si preoccupa di creare valore aggiunto in continua espansione coltivando le conoscenze del personale ed elaborando software e modelli in grado di simulare le medesime condizioni dei test per prevederne i risultati senza bisogno di eseguirli. Infatti, come sottolinea Filippo, “così facendo si ottiene un grande risparmio in termini di risorse”.
In questo contesto florido, però, Filippo non nasconde le complessità sopraggiunte all’inizio della sua esperienza, la principale delle quali è stata senz’altro il doversi inserire in un paese e in una cultura totalmente estranei a quelli italiani. Comunque, Filippo non si è fatto scoraggiare. Ora, ha adeguato il suo stile di vita ai ritmi e alle peculiarità norvegesi, mentre i suoi colleghi hanno assimilato alcuni tratti della sua “italianità” e del suo modo di operare, diventando più competitivi e attivi rispetto a molti loro connazionali. In breve, lo scambio culturale Italia-Norvegia si è combinato alla perfezione.
Tuttavia, Filippo sente la mancanza di casa e ci confessa che auspica di rientrare in patria, dove vorrebbe sfruttare le conoscenze acquisite a Trondheim senza però allontanarsi definitivamente da quest’ultima. “Il mio desiderio più grande sarebbe di riuscire a mantenere un legame anche con la Norvegia, in modo da poter tornare ogni tanto per riabbracciare i colleghi e godermi la tranquillità e la bellezza della natura norvegese assieme alla mia famiglia”.
Per concludere, Filippo riassume la sua esperienza con un insegnamento che acquisì dal suo mentore italiano: “meglio prendere una decisione sbagliata che non prenderla affatto”. Filippo sembra averla presa, e anche piuttosto giusta, ora sta semplicemente aggiustando il tiro di qualche chilometro piu’ a sud.